Che cosa è la shrinkflation?
Avrai sentito nominare la parola shrinkflation su social, giornali o in televisione ma forse non ricordi che cosa è di preciso.
È probabile che la spiegazione che hai sentito sia anche stata un po’ imprecisa o fuorviante.
Per esempio, qualche giornalista o blogger potrebbe averla definita una “tecnica di marketing”. Il che non è vero.
Ma prima analizziamo che cosa è.
Che cos’è la shrinkflation?
Shrinkflation (in italiano “sgrammatura”) deriva dall’unione del verbo “to shrink” (restringere) e “inflation” (inflazione, cioè la crescita generale dei prezzi). L’origine di questo neologismo risale al 2009 ed è attribuibile all’economista americana Pippa Malmgren.
È una pratica occulta in cui il prezzo di un prodotto rimane stabile o aumenta leggermente, ma la quantità (o la qualità) contenuta in ogni confezione diminuisce.
Le persone pagano la stessa quantità di denaro per una confezione di prodotto che contiene meno prodotto rispetto a prima o realizzato con materie prime di minore qualità.
La shrinkflation può verificarsi per diverse ragioni. Ad esempio, i produttori potrebbero ridurre le dimensioni delle confezioni per diminuire i costi di produzione o aumentare i profitti.
Inoltre può essere conseguente all’aumento dei costi delle materie prime o di trasporto, che possono rendere più oneroso produrre e distribuire i prodotti.
In generale, la shrinkflation può essere difficile da rilevare, poiché i prezzi dei prodotti possono rimanere stabili o aumentare solo leggermente.
Tuttavia, può essere importante prestare attenzione alla quantità di prodotto contenuta in ogni confezione e confrontarla con quella di confezioni simili acquistate in passato per verificare se la shrinkflation sta avvenendo.
Per la qualità il confronto è più difficile da effettuare, ma non per questo impossibile attraverso un’analisi più approfondita.
In poche parole:
• il cliente finale, senza rendersene conto subito, paga di più;
• l’azienda, in totale consapevolezza, incrementa i ricavi.
Questa azione si verifica soprattutto nel settore alimentare e delle bevande, ma si evidenzia anche su prodotti come detersivi, carta igienica, creme per le mani, etc.
La shrinkflation NON è una tecnica di marketing
Quindi, alla luce di tutto ciò, la shrinkflation NON è marketing.
Il marketing è un processo che studia bisogni e desideri per soddisfarli, creando prodotti e servizi in grado di migliorare la vita delle persone, per poi permettere alle aziende di trarne un vantaggio economico.
La shrinkflation, qualsiasi sia il motivo che induce un’azienda a metterlo in pratica, peggiora i prodotti per guadagnare di più a totale svantaggio del cliente finale.
Tant’è che a seguito del dilagare di questa pratica, ci sono state varie denunce del Codacons accolte dall’Antitrust italiano che ha comunicato l’avviamento di “verifiche sul fenomeno alla luce della possibile pratica commerciale scorretta“.
La shrinkflation è una pratica ai limiti della correttezza nei confronti dei consumatori e poco lungimirante, se si vuol mantenere una relazione durevole con la propria clientela.
Per cui è meglio evitare la shrinkflation e cercare strade alternative e più trasparenti.
Forse per un po’ è possibile guadagnare di più o coprire meglio i costi, ma si corre il rischio di perdere la fiducia dei clienti, a discapito del brand e delle vendite future.
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