L’I.A. supererà l’intelligenza umana? Intelligenza Artificiale Generale (AGI) e singolarità tecnologica
Negli ultimi decenni, l’intelligenza artificiale (IA) ha compiuto passi da gigante, trasformando profondamente il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo con il mondo che ci circonda.
Tuttavia, mentre le attuali applicazioni dell’IA si concentrano principalmente su compiti specifici e limitati, c’è una visione più ampia che affascina scienziati, futuristi e appassionati di tecnologia: l’avvento dell’intelligenza artificiale generale (AGI, dall’inglese Artificial General Intelligence) e la prospettiva (utopica?) della singolarità tecnologica.
Che cos’è l’Intelligenza Artificiale Generale (AGI)
L’Intelligenza Artificiale Generale – nota anche come Intelligenza Generale Forte – rappresenta un livello di A.I. in grado di comprendere, apprendere e applicare le proprie conoscenze in una vasta gamma di contesti, in modo simile a un essere umano. Un sistema AGI potrebbe affrontare compiti complessi e imprevisti, adattandosi e apprendendo dai suoi errori, proprio come facciamo noi.
Questo tipo di AI si differenzia dall’Intelligenza Artificiale Ristretta (o Specializzata), che è quella che usiamo oggi. L’AI ristretta è sviluppata per gestire compiti singoli e specifici e opera entro un limitato set di parametri e contesti. Sistemi di riconoscimento facciale, assistenti virtuali come Siri o Alexa, la guida autonoma o sistemi di raccomandazione utilizzati da servizi di streaming o e-commerce sono tutti esempi di AI ristretta. Questi sistemi sono molto efficaci nel loro dominio specifico ma non hanno la capacità di eseguire attività al di fuori delle loro aree di programmazione specifica.
Tornando all’AGI, le implicazioni di un’innovazione così sarebbero immense. Potremmo immaginare macchine in grado di eseguire qualsiasi compito umano, dall’insegnamento all’arte, dalla scienza alla politica. Ma non eseguirebbe solo compiti umani, avrebbe anche la capacità di «auto-coscientizzazione» e autonomia decisionale simile a quella umana. Tuttavia, con queste possibilità senza precedenti arrivano anche sfide e questioni etiche complesse.
Come controllare e regolare un’intelligenza artificiale così avanzata? Quali sono i limiti della sua autonomia e responsabilità?
Che cos’è la singolarità tecnologica
Questo concetto evoca l’immagine di un futuro in cui l’intelligenza artificiale generale non solo assiste l’umanità, ma la supera in modo esponenziale, aprendo la strada a un’era di progresso senza precedenti. Questo evento rappresenterebbe un punto di svolta nella storia dell’umanità, con profonde conseguenze per la società, l’economia, la politica e – secondo qualcuno – persino la nostra stessa sopravvivenza. C’è chi, ironicamente e chi con toni più seri, si domanda se l’intelligenza artificiale ci schiavizzerà o peggio ci distruggerà tutti.
Facendo un viaggio nel passato, il concetto di singolarità tecnologica non è un’invenzione recente. Le sue radici affondano nella metà del XX secolo, con i primi riferimenti a un evento esplosivo che trasformerebbe irreversibilmente l’umanità.
Negli anni ’50, il matematico Stanislaw Ulam durante una conversazione con John von Neumann (matematico e fisico) ipotizzò un “punto di singolarità” oltre il quale il progresso tecnologico accelererebbe a un ritmo incontrollabile, con conseguenze imprevedibili per l’umanità.
Nel 1965 il matematico, statistico e crittografo britannico I.J. Good coniò il termine “esplosione di intelligenza” per descrivere un’ipotetica intelligenza artificiale (IA) che supererebbe quella umana e innescherebbe un’auto-miglioramento esponenziale, portando a un’intelligenza ancora più potente e così via. Questo concetto è considerato un precursore della moderna definizione di singolarità tecnologica.
Queste idee iniziali erano per lo più speculative e non supportate da prove scientifiche concrete.
Il termine “singolarità” non è stato formalmente definito fino agli anni ’80, con i lavori di Vernor Vinge (scrittore statunitense di romanzi di fantascienza e di informatica) e Ray Kurzweil (inventore, informatico e saggista statunitense).
Ancora oggi, la singolarità tecnologica rimane un argomento controverso, con dibattiti accesi sulla sua probabilità, il suo impatto e le sue implicazioni per l’umanità.
Nonostante le incertezze, il concetto di singolarità ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare e sulla scienza. Ha ispirato opere di fantascienza, ricerche scientifiche e riflessioni filosofiche sul futuro dell’umanità e il ruolo dell’IA.
Inoltre, la prospettiva della singolarità solleva una serie di domande interessanti. Per esempio, cosa succederebbe realmente se l’intelligenza artificiale superasse quella umana? Come cambierebbero i nostri rapporti con le macchine e tra di noi? Quali sarebbero i rischi e le opportunità di un futuro dominato dall’IA?
Attualmente, gli esperti sono divisi sull’orizzonte temporale della singolarità tecnologica. Alcuni ritengono che potrebbe verificarsi entro la fine del decennio, mentre altri credono che sia ancora molto lontana nel futuro.
Tuttavia, indipendentemente dal momento esatto, è chiaro che l’umanità si sta dirigendo verso un futuro in cui l’IA avrà un ruolo sempre più centrale. Ciò solleva una serie di questioni urgenti che richiedono una riflessione attenta e un’adeguata pianificazione.
Come possiamo garantire che i benefici dell’IA siano distribuiti equamente? Come possiamo mitigare i rischi di un’intelligenza artificiale sfuggente o incontrollabile?
Elon Musk: le sue previsioni e il suo punto di vista
Elon Musk, carismatico pioniere dell’era spaziale con SpaceX e numero uno di Tesla, ha spesso condiviso le sue riflessioni sull’avanzamento dell’intelligenza artificiale e sulle sue implicazioni per il futuro dell’umanità. Le sue previsioni si estendono su un arco temporale che va dall’immediato futuro fino a diversi anni avanti, delineando un panorama in cui l’IA non solo eguaglia, ma supera l’intelligenza umana individuale e collettiva.
Nel corso di una conversazione sulla sua piattaforma X.com/Twitter ha espresso la convinzione che l’IA raggiungerà e supererà l’intelligenza umana individuale già entro il 2024 o il 2025, e l’intelligenza collettiva dell’umanità entro il 2029. Questa previsione è subordinata alla condizione che la fornitura di energia e lo sviluppo di nuovi hardware siano sufficienti a sostenere le esigenze di una tecnologia in rapida evoluzione e sempre più potente.
Musk è un giocatore d’azzardo intellettuale e il gioco delle previsioni è, da tempo, la sua arena. Ma non tutte le sue previsioni hanno colpito nel segno, e c’è chi lo critica per questo, vedendo nelle sue parole più un desiderio di stupire che di informare, mentre altri le sostengono, evidenziando le potenzialità trasformative dell’IA.
Il dibattito che ha sollevato con le sue “profezie” si concentra sulle criticità etiche, sociali e politiche che l’IA presenta, e sulla necessità di prepararsi adeguatamente per un futuro in cui la singolarità tecnologica potrebbe diventare realtà.
Ispirato da queste affermazioni, ho provato a immaginare i vari risvolti (anche quelli fantascientifici) dell’avvento dell’AGI, cercando anche di rispondere al modo in cui poterci fare trovare preparati.
Come prepararci per la singolarità tecnologica, se mai dovesse arrivare?
Immaginiamo di essere già sull’orlo di una nuova era, un futuro in cui l’intelligenza artificiale non è solo uno strumento nelle nostre mani, ma una forza che potrebbe superare la nostra stessa intelligenza. Questo è il concetto di singolarità tecnologica, un punto di non ritorno che potrebbe trasformare ogni aspetto della nostra esistenza.
Ma come possiamo prepararci a un cambiamento così radicale? Ecco alcuni passaggi chiave:
1. Illuminare le menti: La conoscenza è potere, e mai come in questo caso è fondamentale essere informati. Dobbiamo diffondere la consapevolezza delle potenzialità e dei rischi dell’IA, incoraggiando un dibattito pubblico aperto e costruttivo. L’educazione gioca un ruolo fondamentale, non solo nelle aule universitarie, ma in ogni strato della società. L’IA non è solo un campo tecnologico; interseca filosofia, etica, sociologia e molto altro. Dovremmo promuovere un’educazione che attraversi queste discipline, permettendo agli studenti di comprendere l’IA da molteplici prospettive.
2. Navigare nel mare delle norme: Mentre l’IA si evolve, anche le nostre leggi e regolamenti devono tenere il passo. È essenziale che gli esperti di etica, legge e tecnologia lavorino insieme per creare un quadro normativo che protegga l’umanità, evitando però di soffocare l’innovazione (cosa assolutamente non facile da conciliare). La prima tappa di un viaggio come questo potrebbe essere la creazione di un solido framework etico e legale. Questo significa stabilire principi universali che possano guidare lo sviluppo e l’impiego dell’IA in modo responsabile. Dovremmo chiederci: “Quali sono i valori non negoziabili che vogliamo che l’IA rispetti?” La risposta a questa domanda ci aiuterà a definire leggi che proteggano i diritti fondamentali come la privacy, la sicurezza e l’equità.
3. Unire le forze: La singolarità non è un problema che un singolo paese o settore può affrontare da solo. È necessaria una collaborazione globale, un dialogo tra nazioni, industrie e discipline per condividere conoscenze e risorse. Non possiamo sottovalutare l’importanza della cooperazione internazionale, non solo a livello politico ma anche privato per democratizzare al massimo l’uso di queste tecnologie. L’IA non conosce confini, e le sue implicazioni si estendono ben oltre le frontiere nazionali. È quindi necessario lavorare insieme a livello globale per sviluppare standard e regolamenti che possano essere adottati universalmente.
4. Costruire su basi etiche: Dobbiamo assicurarci che l’IA sia sviluppata con un codice etico solido, uno che rispecchi i nostri valori più cari e protegga i diritti fondamentali. Questo significa programmare l’IA non solo per essere efficiente, ma anche giusta e trasparente. Purtroppo, anche se a me piacerebbe una crescita rapida dell’intelligenza artificiale per poterne sfruttare potenzialità per migliorare vita privata e lavorativa, è importante monitorarne lo sviluppo dell’IA per prevenire abusi e garantire che i progressi tecnologici siano sicuri e allineati con gli interessi umani.
5. Prepararsi, già da oggi, a questo “domani”: Il mondo del lavoro sta cambiando, e l’IA sarà una grande protagonista in questo cambiamento. Dobbiamo anticipare queste trasformazioni, investendo nell’istruzione e nella formazione professionale per preparare le persone alle carriere del futuro. Iniziamo con con un’analisi approfondita del mercato del lavoro attuale e futuro, identificando quali competenze saranno più richieste e quali professioni potrebbero diventare obsolete. Questo ci permetterà di orientare gli investimenti formativi in modo mirato. Mentre l’IA può gestire molte attività tecniche, le soft skills come la creatività, l’empatia e la capacità di lavorare in team diventeranno ancora più preziose. Dobbiamo quindi enfatizzare lo sviluppo di queste competenze umane nei programmi di formazione. Ritengo importante anche fare in modo che le opportunità di formazione siano accessibili a tutti, indipendentemente dal background socio-economico, per promuovere un ambiente di lavoro inclusivo e diversificato.
Il punto di vista del Prof. Mario Rasetti e conclusioni
Chiedersi se un computer possa pensare non è più interessante del chiedersi se un sottomarino possa nuotare.
(Edsger Wybe Dijkstra, informatico olandese, in merito ad Alan M. Turing e il suo quesito se le macchine possano pensare)
Teniamo presente che il cammino verso l’Intelligenza Artificiale Generale (AGI) è disseminato di ostacoli tecnici e dubbi etici. Il rallentamento nello sviluppo dei chip, come le recenti difficoltà di approvvigionamento di Nvidia, e le crescenti preoccupazioni sull’insostenibilità energetica dell’IA, come sottolineato da Rene Haas di Arm, sono solo alcuni dei freni che potrebbero rallentare questa corsa verso l’AGI. Per cui, definire una soglia precisa – se mai ci sarà – al di sopra della quale l’IA replicherà completamente l’intelligenza umana è davvero complesso.
L’intelligenza umana è composta da tantissimi fattori e comprende aspetti come la creatività, l’empatia e la comprensione del contesto. L’IA ha raggiunto livelli impressionanti in alcune aree, ma sappiamo che non può (ancora) competere con l’intelligenza umana in modo completo. Tuttavia, i progressi continuano in modo esponenziale e viene spontaneo chiedersi se mai potremo avvicinarci a una soglia di parità.
Secondo Mario Rasetti, Professore emerito di Fisica Teorica al Politecnico di Torino e Presidente del comitato scientifico del CENTAI (1), non arriveremo mai a simulare ciò che fa un cervello umano composto da 100 miliardi di neuroni, 100mila miliardi di sinapsi e che usa 20 watt di potenza (contro i 20 gigawatt di ChatGPT). Forse ci avvicineremo molto ad un’AGI, tenendo presente la metafora dei cosmologi i quali spiegano che l’universo è infinito, ma questo non è un buon motivo per fermarsi, al contrario rappresenta il motivo per fare un passo in più, consapevoli che non arriveremo mai alla fine.
E anche se un giorno lontano le macchine dovessero raggiungere un livello così elevato, gli esseri umani non dovranno fare altro che chiedere loro di «eseguire solo cose che hanno una dimostrazione matematica rigorosa». Sempre secondo il Prof. Rasetti, il vero problema non è solo tecnologico e culturale ma etico, perché stiamo vivendo una rivoluzione antropologica, in cui la sfida è fare in modo che l’intelligenza artificiale migliori facendo allo stesso tempo migliorare noi stessi.
E tu, che cosa pensi accadrà nel campo dell’intelligenza artificiale? Vedremo mai una singolarità tecnologica?
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(1) Sito ufficiale del CENTAI di Torino
Glossario: Artificial General Intelligence, E-commerce, Neuroni