Che cos’è il Design Thinking, fasi ed esempi
Devi risolvere un problema legato a un nuovo progetto o hai bisogno di nuove idee per una strategia di marketing, ma non sai da dove iniziare?
C’è un metodo che può fare al caso tuo ed è il Design Thinking.
È un modello progettuale che aiuta a sviluppare soluzioni innovative attraverso il pensiero creativo sul modello dei designer e si sposa perfettamente con il Metodo Human Marketing.
Le fasi del Design Thinking
È abbastanza noto che, per poter risolvere un problema, bisogna analizzarlo, comprenderlo appieno ed eventualmente guardarlo sotto altri punti di vista.
Il Design Thinking fonda le sue basi proprio su questo approccio, definito Human Centered Design, che mira a coinvolgere e prendere in considerazione i punti di vista e le necessità dei destinatari ai quali vogliamo presentare il nostro prodotto o servizio.
Questo modello, quindi, pone l’empatia e la comprensione dei bisogni dell’utente al centro di ogni strategia di marketing.
Analizziamo adesso le 6 fasi principali del Design Thinking che sono:
1. Empatizzare (Empathize);
2. Definire (Define);
3. Ideare (Ideate);
4. Prototipare (Prototype);
5. Testare (Test);
6. Implementare (Implement).
Premetto che alcuni punti sono stati integrati e personalizzati in base alle esperienze dirette con i miei clienti.
1. Empatizzare: la base dell’intelligenza umana nel marketing
Empatizzare significa immergersi nelle esperienze delle persone per identificare il problema dal loro punto di vista.
Si tratta di ascoltare attentamente, osservare comportamenti, interpretare i bisogni non detti.
Questa fase aiuta a vedere il mondo attraverso gli occhi dei clienti, raccogliendo insight che vanno oltre i dati quantitativi.
Tecniche come interviste qualitative, focus group, e immersione nel contesto di vita degli utenti sono utilizzate per ottenere una comprensione profonda.
Tra i vari strumenti, segnalo la Customer Journey Map e l’Emotional Map, che si possono usare sia in questa fase del Design Thinking che nella 2° (Definisci).
Tuttavia, la loro funzione e il loro livello di dettaglio possono variare a seconda della fase in cui si trovano.
Nella fase Empatizza, lo scopo è di comprendere il problema dal punto di vista dell’utente, raccogliendo informazioni sulle sue esigenze, motivazioni, emozioni, comportamenti e contesti.
In questa fase, quindi, la Customer Journey Map e l’Emotional Map possono essere usate per sintetizzare e visualizzare i dati raccolti tramite interviste, questionari o altri metodi di ricerca:
• la Customer Journey Map mostra le azioni, i pensieri e i sentimenti dell’utente lungo il suo percorso verso il raggiungimento di un obiettivo, evidenziando i punti di contatto con il prodotto o il servizio;
• l’Emotional Map, invece, si concentra sull’andamento emotivo dell’utente, mostrando le variazioni di soddisfazione, frustrazione, gioia, tristezza o altre emozioni che prova durante il suo viaggio.
Questi strumenti aiutano, inoltre, a integrare lo studio delle Personas che rappresentano i vari segmenti di utenza.
2. Definire: articolare il problema in modo chiaro
Nella fase Definisci, lo scopo è di formulare una domanda o una sfida di design che sia chiara, focalizzata e centrata sull’utente.
La definizione del problema è il risultato della sintesi delle intuizioni raccolte nella fase di empatia.
Una costruzione ben articolata assicura che il team rimanga focalizzato sul vero problema da risolvere, evitando distrazioni.
Questa fase spesso si concretizza nella creazione di un “problem statement” che guiderà le fasi successive del processo creativo.
“Come mai l’utente X mette nella lista dei desideri i più svariati oggetti, ma non li acquista mai?”.
Questo potrebbe essere un gran bel problema per un’azienda che vende online.
Cerca di immedesimarti in tutti i passaggi che l’utente deve compiere per arrivare a visionare un prodotto, metterlo nel carrello e acquistarlo.
In questa fase, i due strumenti che abbiamo visto prima (Customer Journey Map ed Emotional Map) possono essere usati per analizzare e approfondire il problema, confrontando le diverse persone e i diversi scenari, e individuando i punti critici e le aree di miglioramento.
Questi strumenti aiutano a definire il problema in modo più specifico, a generare degli insight e delle domande di design, e a creare delle ipotesi da validare.
Una volta che hai tutte le informazioni necessarie e hai individuato un possibile problema, puoi passare alla fase tre.
3. Ideare: sbloccare la creatività
Scatena la creatività, ma tieni sempre in considerazione i dati raccolti all’inizio, prestando anche massima attenzione al contesto in cui agiscono gli attori chiave.
Nella fase di ideazione, si generano idee attraverso brainstorming e altre tecniche creative.
L’obiettivo è produrre un grande numero di soluzioni potenziali senza limiti o giudizi.
Questo processo richiede un ambiente in cui tutti i membri del team si sentano liberi di esprimere idee audaci e creative.
Infatti, la cosa importante è non porsi limiti e buttare giù quante più idee possibili, anche se in un primo momento possono sembrare strambe e impensabili.
La forza sta proprio in questo.
Le idee vengono poi valutate, filtrate e prioritizzate in base alla loro rilevanza e fattibilità, tenendo sempre in mente le esigenze degli utenti finali.
In questa fase, tra i tanti, può essere utile l’uso del metodo SCAMPER che può guidare il team a pensare diversamente un prodotto o un servizio, creando una funzionalità diversa o un tasto specifico, che sia in grado di portare l’utente X all’acquisto.
Ogni idea potrà essere scritta o disegnata su un Post-it e, in seguito, tutti i componenti del team dovranno votare le idee migliori e scegliere quali soluzioni risultano più adatte e fattibili da implementare e si inizierà a lavorare su come farlo.
4. Prototipare: dare forma alle idee
La quarta fase è quella più delicata, perché la prototipazione è il ponte per trasformare le idee (prototipi) in qualcosa di tangibile (progetto del nuovo prodotto / servizio).
Prima di arrivare all’ultima fase (Implementazione), infatti, è fondamentale fare delle prove attraverso dei prototipi (ad esempio una landing page oppure una singola funzionalità del servizio).
In questa fase – in base al tipo di prodotto o servizio che si sta pensando di creare – si possono creare mockup digitali, landing page, artefatti, modelli fisici e pretotipi.
Per approfondire: Che cosa sono i pretotipi e quali sono le differenze tra un prototipo e un MVP?
I prototipi non devono essere perfetti; l’obiettivo è iniziare al più presto ad apprendere e iterare rapidamente.
5. Testare: verificare l’impatto sul campo
I prototipi sono testati in situazioni reali per raccogliere feedback diretti dagli utenti.
Questo passaggio è fondamentale per valutare l’efficacia della soluzione proposta.
Il feedback raccolto aiuta a comprendere se il prodotto o servizio risponde effettivamente ai bisogni degli utenti e dove può essere migliorato.
Il test può portare a rivelazioni inaspettate e spesso richiede ritornare alle fasi precedenti per rifinire ulteriormente la soluzione.
6. Implementare: realizzare e lanciare sul mercato
L’ultima fase, l’implementazione, riguarda il lancio del prodotto o servizio sul mercato.
Qui, la soluzione sviluppata viene effettivamente realizzata e introdotta agli utenti.
Questa fase include anche il monitoraggio delle performance e l’adattamento in base ai feedback e ai risultati ottenuti.
Il processo del Design Thinking, tuttavia, non si ferma qui.
È un ciclo iterativo di apprendimento e miglioramento, e prosegue anche dopo i test utente, che possono portare alla risoluzione del problema iniziale o alla creazione di una nuova sfida da affrontare e risolvere, attraverso il costante adattamento alle mutevoli esigenze e aspettative degli utenti.
Per concludere…
Il Design Thinking è più di una metodologia; è un mindset che abbraccia l’innovazione centrata sull’essere umano.
Questo approccio favorisce soluzioni creative ed efficaci e costruisce una connessione più profonda con il cliente, fondamentale in un contesto come quello attuale.
Ma un articolo, ovviamente, non basta a comprendere quanto questo processo sia complesso ed efficace, non solo in tutti gli ambiti lavorativi, ma anche nella vita quotidiana.
Tuttavia il mio augurio è che sia stato utile per alimentare la tua curiosità e, chissà, un giorno iniziare ad applicare anche tu questa metodologia.
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Glossario: Focus group, Customer Journey Map, Customer Journey, Landing page, Feedback, Monitoraggio