L’erba buona può far male (all’Ego) esattamente come l’erbaccia cattiva
Hai presente quelle persone che ci scoraggiano nell’inseguire i nostri sogni?
O che ci criticano con invidia, per buttarci giù e vederci soffrire?
Potremmo definirle erbacce cattive che infestano il nostro giardino.
Siamo convinti che soltanto loro siano da tenere alla larga da noi.
Tuttavia, anche troppa erba buona può farci male
Chi ci loda spesso e ci batte le manine, o dice che siamo bravi e straordinari per ogni minima idea che abbiamo, in realtà ci danneggia.
Queste persone ci fanno gonfiare di elio – sorry! – di ego come palloncini, impedendoci di crescere davvero.
Solo perché gli siamo un po’ simpatici o per un secondo fine, evitano di dirci in faccia la verità.
Oppure pensano di amarci e temono di farci soffrire, quando in realtà chi vuole il nostro bene ci propina anche pillole amare, pur di aiutarci a essere persone migliori.
Anche per questo motivo, diffido di chi dice a un bambino che è bello, intelligente e speciale senza fornirgli una logica motivazione a supporto.
È così che cresciamo i futuri fannulloni, che pensano di meritare una posizione lavorativa di prestigio, un ottimo stipendio e tanti riconoscimenti, senza impegno e capacità particolari.
Ed è sempre così che creiamo egomaniaci, che si rispecchiano in personaggi bravi nello sfruttare la propria immagine ed intrattenere su Instagram e YouTube.
Un talento questo, che invita molte persone a perseguire un successo illusorio, ben lontano da una completa realizzazione.
Ben venga il cazzeggio, se utile a distogliere la mente. Ma quando, mania di protagonismo e pigrizia creano l’abbaglio che sia facile trasformare un hobby in una professione, diventa pericoloso.
Dico questo perchè, tra il 2014 e il 2019, circa 18 persone mi hanno chiesto di aiutarle a diventare influencer. Desiderio legittimo, ma quasi impossibile da raggiungere senza consapevolezza, vale a dire:
• un progetto chiaro;
• una strategia precisa;
• degli obiettivi concreti;
• umiltà, testa bassa e pedalare;
• dedizione, costanza, perseveranza, etc.
Alla ricerca delle conferme perdute
Più che in passato, la nostra attuale società ha un estremo bisogno di (illusorie) conferme, che si basano su uno spruzzetto di dopamina, veloce quanto una pacca virtuale sulla spalla.
Per questo sui social vediamo branchi di gente che trasformano la loro vita in un Grande Fratello fatto in casa (propria).
Fanno di tutto pur di essere al centro dell’attenzione e non smettono mai pensare «Io sono più importante di te».
Persone così schiave di quella “erba buona” chiamata Mi Piace, del presenzialismo, della paura che un algoritmo le penalizzi perchè pubblicano poco, che ci travolgono con tsunami di contenuti spazzatura o copia-incollati.
Gli algoritmi le hanno convinte – e lo stanno ancora facendo – che è sufficiente “stare in vetrina” sui social, anziché investire tempo per acquisire e comunicare competenze in grado di migliorare la loro vita e quella degli altri.
Ma una cosa è la competenza, un’altra è l’esibizionismo. Oggi, spesso, perdiamo di vista il confine che li separa.
Una competenza la costruisci con il duro lavoro ed è per pochi. Si basa sull’altruismo: per donare emozioni, soddisfare desideri, risolvere problemi. È una carezza sulla guancia, una sensazione che desideri custodire per sempre.
L’esibizionismo è alla portata di tutti. Si basa sull’egocentrismo: è apparenza che maschera un grande vuoto. È un pugno in faccia, all’inizio ti colpisce, forse ti stordisce. Ma appena il dolore va via, vuoi solo dimenticarlo.
Ti confesso un “segreto”
Possiamo usare tutti i tools esistenti, seguire ogni cambiamento di algoritmo e di tendenza, manipolare le foto con i filtri più fighi, copia-incollare tutti i contenuti del mondo.
Possiamo anche attribuirci etichette come influencer, divulgatore o qualcosa di più altisonante.
Tuttavia c’è una cosa che farà sempre la differenza nel medio e lungo termine, una variabile che conta davvero: impegnarci per essere davvero utili agli altri, per raggiungere risultati tangibili e misurabili, senza i mi piace degli sconosciuti e le finte pacche sulle spalle.
E forse, leggendo questo articolo, hai pensato: “Ma chi sei TUH per affermare tutto ciò?”
Ma come si permette? Lei non sa chi sono IOH!1!1!
Credo che qualche anno fa anche io avrei risposto così. O almeno lo avrei pensato.
Oggi invece ti dico che è un’ottima domanda.
Ti rispondo che sono uno di quelli che cade nella trappola dell’ego più e più volte.
E dopo aver ingoiato blister interi di pillole rosse del mio amico Morpheus, sono alla continua e infinita ricerca dell’equilibrio tra Matrix e la Tana del Bianconiglio.
Ad maiora.
Glossario: Influencer, Algoritmo, Tendenza